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Pietro Fornasetti: cento anni di immaginifica follia

14 Novembre 2013

Pietro Fornasetti, era un designer capace di precorrere e superare il tempo. Attivo in quasi tutti i campi, definito dalla critica “artista e decoratore pre-post moderno”, fu un artigiano del lusso: capace di coniugare stile e fantasia senza mai cadere nello scontato o nell’eccentrico a tutti i costi.

Una testimonianza è in “Ultime notizie”, opera fra le più famose: collezione di ceramiche per rivestimenti d’interni con decoro che riproduce ritagli di giornale.

Nelle piastrelle sono “scolpiti” una serie di articoli giornalistici che ripercorrono una carriera durata cinquant’anni.

Altri ne avrebbero fatto una mera operazione autocelebrativa, Fornasetti  la trasformò in un autoironico sfottò. Cedendo il passo a immaginazione fervida, unita ad un gusto innato.

Pur avendo goduto di grande fama all’estero, il pittore e scultore milanese non ebbe una forte eco in patria. Dopo la morte, un alone di oblio ha avvolto la sua opera.

Almeno fino all’ultimo decennio, quando Fornasetti è “tornato di moda”: in primis, grazie all’impegno tenace del figlio Barnaba, custode dell’eredità paterna. E poi perché, con l’avvento del design ultramoderno, ci si è accorti che i linguaggi visivi di Fornasetti avevano già detto tanto, molto prima.

L’immaginazione veloce e inarrestabile del decoratore meneghino è al centro di una riscoperta continua.

Se, in occasione dei cento anni dalla nascita (il 10 novembre), la Triennale di Milano ha deciso di omaggiare una personalità così ricca e complessa, capace di  disegnare e realizzare circa 13mila tra oggetti e decorazioni, forse va ricordata un’altra grande passione: le auto.

Ci fu spazio anche per loro, in quell’universo fatto in egual misura di rigore progettuale, artistico e artigianale come di fantasia sfrenata, invenzione surrealista e poesia: lo dimostrano le serigrafie per il cinquantacinquesimo Salone internazionale dell’automobile, o per l’anniversario Fiat (negli anni ’60).

E ancora, gli stemmi viscontei rivisitati per Alfa Romeo nel 1970.

Ma soprattutto, la Mercedes station wagon 280TE che, Fornasetti,  personalizzò sulle fiancate a modo suo, con una serie di decori che rappresentano un’architettura di fantasia.

L’auto, utilizzata per le consegne ai clienti, è stata messa all’asta (prezzo di partenza di 9.000 dollari). Certo il motore non sarà in ottimo stato (il modello risale agli anni 80), ma i documenti sono originali e dimostrano che la macchina era di proprietà dell’artista e designer.

Valore affettivo e oggetto d’arte: fra le ultime automobili e realizzazioni di Fornasetti (scomparso nel 1988).

Espulso dalla scuola di Brera, Fornasetti una volta disse: “Quando uno sa disegnare il nudo sa anche disegnare un palazzo, o il motore di un’automobile. Qualsiasi cosa”.

Guardando oggi la sua Mercedes station wagon 280TE, aveva ragione.

S.S.